L'uomo chiuse gli occhi e si
gettò in avanti a braccia tese, stringendo disperatamente il
paletto, certo di morire entro pochi secondi. La punta acuminata
incontrò resistenza solo per un attimo, poi Giles si
sentì avvolgere da una nuvola di cenere e cadde pesantemente a
terra.
Allentò la presa sul paletto che gli aveva salvato
miracolosamente la vita e rimase in ascolto ad occhi chiusi, il viso
appoggiato sul pavimento di marmo gelido.
Niente.
Nessun rumore infrangeva il silenzio della notte, nulla lasciava
presagire la presenza di altri vampiri, ma Giles rimase immobile,
disteso sul pavimento.
Non sarebbe riuscito a muoversi nemmeno volendolo, la lotta contro i
vampiri lo aveva prosciugato di ogni energia, e ora si sentiva
sfinito. Aprì debolmente gli occhi, lasciando vagare lo
sguardo sulla polvere che copriva la sua mano e il pavimento
intorno a lui, tutto ciò che restava del vampiro che lo
aveva quasi ucciso, e li richiuse subito, abbandonandosi alla
sonnolenza che lo stava invadendo.
Si svegliò solo a giorno inoltrato, tremando per il gelo che gli
era strisciato nelle ossa mentre dormiva sul pavimento gelido, e si
rialzò a fatica, indolenzito e sofferente.
La vista gli si annebbiò per un attimo dopo essersi alzato in
ginocchio e Giles respirò a fondo, cercando di non perdere i
sensi. I vampiri lo avevano colpito duramente e una ferita alla testa
gli faceva pulsare dolorosamente le tempie, ma sarebbe sopravvissuto
anche questa volta, si disse quasi con rammarico.
Lentamente si alzò in piedi, continuando a respirare
profondamente per scacciare il senso di nausea che lo assaliva a ogni
movimento, e mosse qualche passo fino a raggiungere il muro della
stanza deserta. Vi si appoggiò con tutto il peso, socchiudendo
gli occhi nella luce del sole che filtrava dai vetri sporchi del
castello e con un misto di sollievo e di angoscia fu certo di
essere solo.
Solo.
Quella parola era la sua salvezza e la sua condanna, si disse con un
sospiro, riprendendo a muoversi a fatica verso la porta.
Fuori il sole era caldo e splendeva luminoso in un modo che gli
sembrò quasi innaturale: com'era possibile che una giornata
tanto bella potesse seguire alla notte da incubo a cui era appena
sopravvissuto?
Giles guardò l'auto parcheggiata sull'erba, ma non si
avvicinò ad essa: il pensiero di guidare gli sembrava quasi
assurdo, non pensava che sarebbe riuscito nemmeno a mettere in moto la
macchina nelle condizioni in cui si trovava.
La luce intensa gli feriva gli occhi, facendogli peggiorare il mal di
testa e Giles si diresse verso l'ombra degli alberi del parco, cercando
un po' di sollievo sia alle sofferenze del suo corpo che al tormento
che gli divorava l'animo.
Un laghetto dalle acque chiare scintillava ai raggi del sole che
filtravano tra le fronde degli alberi e Giles si concesse qualche
minuto di riposo, lasciandosi scivolare a sedere sull'erba umida di
rugiada. Immerse una mano nell'acqua gelida e si sciacquò il
viso, lavando via le tracce di sangue secco e la polvere rimasta dopo
il combattimento con i vampiri.
Si sporse a specchiarsi nell'acqua, stupendosi come sempre di non
essere poi cambiato molto nonostante tutto quello che era successo da
pochi mesi a quella parte: era sempre lo stesso di sempre anche se
dentro di sè si sentiva più vecchio di centinaia di anni
e più stanco, troppo stanco.
Solo i suoi occhi rivelavano il dolore che lo torturava giorno dopo
giorno e che lo spingeva a cercare e uccidere i vampiri notte dopo
notte, usando la vendetta come unico sostegno e incentivo ad
andare avanti.
Dalle profondità dello stagno affiorarono i riflessi dei volti
delle persone che aveva amato e che erano morte, uccise dai vampiri:
Buffy, Xander, Willow, Anya... e tutti gli altri che aveva conosciuto
durante la sua vita di Osservatore e che erano caduti per quella lotta
senza fine.
Una lacrima scivolò dal suo viso, facendo increspare l'acqua e
cancellando quelle visioni dolorose. Forse stava impazzendo, si
disse, forse il senso di colpa e il dolore di essere l'unico
ancora vivo gli stava distruggendo la ragione, ma in fondo non
gliene importava molto.
Prima o poi la morte o la pazzia avrebbero cancellato il suo tormento,
gli avrebbero donato quella pace a cui anelava da mesi. E allora
finalmente avrebbe potuto riposare.
Il vampiro biondo attese il tramonto riparandosi nell'ombra della casa,
inquieto. Non appena gli fu possibile uscire senza correre il rischio
di bruciare, si diresse di corsa verso il bosco, dove quella mattina
aveva visto sparire Giles. L'Osservatore non era ancora tornato alla
macchina e Spike si chiedeva se gli fosse successo qualcosa. Corse tra
gli alberi, cercandolo ansiosamente e sentì un'ondata di
sollievo nello scorgerlo steso sull'erba accanto al laghetto.
Vivo.
Ogni giorno, quando sorgeva il sole, Spike tremava per il terrore che
Giles facesse qualche gesto folle mentre lui non poteva fermarlo.
Il vampiro sedette accanto all'Osservatore addormentato guardando le
lacrime che ancora bagnavano il viso dell'uomo e i lividi che ne
segnavano la pelle.
Non sapeva nemmeno lui perchè ci tenesse tanto, ma il pensiero
che anche Giles potesse morire gli risultava intollerabile, forse
perchè era l'ultima persona oltre a lui che ancora ricordasse
Buffy, l'unico che condivideva con lui il dolore per la sua morte.
Da quando la Cacciatrice era morta, Spike aveva iniziato a seguire
l'Osservatore da lontano, facilitando la sua lotta contro i vampiri e
cercandolo di tenerlo lontano dal pericolo senza farsi vedere, ma non
era semplice, Giles sembrava correre rischi inutili sempre più
spesso, come se inconsciamente stesse cercando la morte.
Quella notte ci era andato vicino, troppo. Se il paletto non avesse
centrato per caso il cuore del vampiro, Giles sarebbe morto e lui,
Spike non avrebbe fatto in tempo a salvarlo.
Fino ad allora, Spike non si era mostrato all'Osservatore, intuendo che
la sua presenza non avrebbe fatto altro che farlo sentire peggio. Era
un vampiro, della stessa razza di quelli che avevano ucciso la
Cacciatrice e i suoi amici e lui stesso faticava ad accettarlo. Per
Giles sarebbe stato intollerabile restargli accanto.
Ma ormai non poteva continuare a restare nascosto e proteggerlo da
lontano, presto avrebbe dovuto rivelarsi a lui, il momento di parlargli
si stava avvicinando e non avrebbe potuto rimandarlo ancora a
lungo.
Attese in silenzio.
Giles riemerse da un sonno inquieto e nel dormiveglia scorse la figura
immobile seduta accanto a lui. Il panico lo invase e di colpo fu
completamente sveglio. Cercò a tentoni il paletto e maledisse la
sua imprudenza non trovandolo, doveva averlo lasciato all'interno del
castello.
Tentò di alzarsi in piedi, ma il vampiro allungò un
braccio verso la sua spalla, costringendolo a restare seduto e in quel
momento Giles lo vide in faccia alla luce della luna.
- Spike. - Disse, riconoscendolo e la voce gli tremò nel
pronunciare quella parola.
- Non ti farò del male, Rupert. Non ti agitare. Va tutto bene. -
Disse il vampiro biondo, cercando di dissipare il terrore e la
disperazione che vedeva negli occhi dell'Osservatore.
Giles lo guardò per qualche secondo, poi si rilassò
leggermente, rendendosi conto che Spike non lo avrebbe ucciso o forse
decidendo che non gliene importava nulla.
- Non vedo come puoi dirlo. - Disse piano, quasi a se stesso.
- Cosa? Che non ti farò nulla? -
- Che va tutto bene. - Rispose Giles lasciandosi sfuggire un singhiozzo
soffocato.
- In effetti è uno schifo. - Ammise tristemente il vampiro.
Giles lo guardò, sorpreso nel vedere che anche Spike aveva gli
occhi lucidi.
- La amavo. - Disse Spike. - Lo so che non ci crederai, ma l'amavo. -
L'Osservatore non rispose, ma Spike vide le lacrime che avevano ripreso
a scorrere sul suo volto.
Il vampiro gli strinse la spalla in un gesto di incoraggiamento, ma
ritrasse la mano sentendolo tremare involontariamente sotto il suo
tocco.
- Non farti ammazzare, Rupert. Buffy ti voleva bene, tutti ti volevano
bene. Ed è molto di più di qualunque sentimento abbia mai
provato per me. -
Giles lo guardò senza parlare, non capiva cosa volesse da lui il
vampiro, ma il dolore nei suoi occhi era inequivocabile.
- Lo so che vuoi vendicarti. - Proseguì Spike alzandosi in piedi
e porgendo una mano a Giles per aiutarlo. - E' la stessa cosa che
voglio io. Ma non c'è bisogno di morire per farlo. Lascia che ti
aiuti, combattiamo insieme da adesso in poi. -
Giles lo guardò per qualche secondo, poi annuì e prese la
mano di Spike accettando il suo aiuto.
- Sterminiamoli tutti. - Disse, decidendo di dimenticare che anche
Spike era un vampiro, che anche lui apparteneva a quella razza dannata
che gli aveva sottratto ogni affetto e ogni speranza.
Vampiro ed Osservatore tornarono verso la macchina, l'anima oppressa
dallo stesso identico dolore che però ora sembrava leggermente
meno straziante: non erano più soli.
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