Giles si chinò di scatto, evitando il colpo che avrebbe potuto
spezzargli il collo, si gettò a terra a raccogliere la spada e sferrò
un colpo in direzione della vampira, mancandola. Aveva l'impressione
di aver lottato per ore e probabilmente era così, ma non avrebbe
potuto giurarlo, aveva completamente perso il senso del tempo. Da
quando era stato attaccato, non aveva fatto altro che combattere,
impegnando tutte le sue forze e tutti i suoi pensieri e quello era
l'unico modo che aveva per salvarsi: se si fosse fermato a pensare
anche solo per un attimo, l'orrore lo avrebbe paralizzato e la vampira
lo avrebbe ucciso.
Sferrò altri colpi verso di lei, con furia, ma senza ottenere altro
che un pugno in faccia che lo fece crollare all'indietro. Rimase
immobile a terra, ansimando, in attesa del colpo che lo avrebbe
ucciso, ma la vampira si ritrasse ringhiando e fuggì nei boschi.
Giles la guardò scappare senza capire cosa l'avesse messa in fuga per
qualche secondo, finchè un raggio di sole che filtrava dagli alberi
non lo colpì sul viso: era l'alba.
Solo allora l'Osservatore si concesse di pensare e l'improvvisa
consapevolezza di quello che era successo minacciò di travolgerlo come
un fiume in piena: con un gemito strozzato si rannicchiò su se stesso
coprendosi il viso con le mani.
Rimase a terra per un tempo che non avrebbe potuto definire, forse
ore, sconvolto per il dolore, ma senza riuscire a piangere. La
sofferenza che gli lacerava l'anima si rifletteva sul suo corpo e
l'Osservatore aveva l'impressione di avere delle sbarre di metallo
arroventato che gli trafiggevano lo stomaco facendolo contorcere per
il dolore. Forse era rimasto ferito durante la lotta, si disse, forse
stava morendo, ma inconsciamente si rendeva conto che non era così e
che il dolore che provava era semplicemente un grido della sua anima,
che si rifiutava di affrontare la verità.
Doveva muoversi, continuava a ripetersi confusamente, allontanarsi da
lì prima che fosse troppo tardi, ma non riusciva a trovare la volontà
di rialzarsi, come se in realtà non stesse aspettando altro che il
ritorno della vampira che lo avrebbe ucciso.
Aveva la vaga impressione che qualcuno lo stesse chiamando, ma non
riusciva a mettere a fuoco le idee, continuava a rivedere davanti ai
suoi occhi ogni singolo istante del combattimento di quella notte.
Fu solo quando due mani lo afferrarono per le spalle, scuotendolo, che
riuscì a svegliarsi da quell'incubo ad occhi aperti.
La voce della donna dai capelli scuri gli arrivava quasi ovattata,
distante, ma lo schiaffo con cui lo colpì all'improvviso riuscì a
scuoterlo da quell'apatia.
- Jenny? - La chiamò debolmente e la ragazza scoppiò a piangere.
- Rupert, sei ferito? Mi hai fatto spaventare a morte! Stanotte non
sei tornato, sono ore che stiamo cercando te e Buffy. Siete stati
attaccati? Dov'è lei? -
Giles chiuse gli occhi e si strinse lo stomaco con un gemito. Jenny
lo guardò preoccupata e gli allontanò le braccia delicatamente per
controllare se fosse ferito. Apparentemente era illeso, ma il suo
corpo era rigido e teso e i muscoli del suo addome contratti e Jenny
si rese conto che doveva aver subito un forte trauma emotivo.
La ragazza lo aiutò ad alzarsi e lo abbracciò delicatamente rimandando
a dopo le domande: qualunque cosa fosse successa, era chiaro che nè
lei nè Giles erano in grado di farci qualcosa e per il momento la cosa
che le premeva di più era accertarsi che l'Osservatore stesse bene.
Scorse Willow che si avvicinava di corsa e le fece cenno di lasciarli
soli. La ragazza annuì e tornò a raggiungere gli altri.
Jenny lasciò che Giles si appoggiasse a lei e lo aiutò a raggiungere
la macchina sostenendolo quasi di peso. A parte il suo nome,
l'Osservatore non aveva pronunciato una parola da quando lo aveva
trovato e quel silenzio la preoccupava.
Lo sentì tremare, scosso dai brividi, e gli carezzò i capelli in un
gesto di conforto, sporgendosi a baciarlo su una guancia fredda e
umida.
- Va tutto bene, Rupert. - Gli sussurrò dolcemente. - Nessuno ti farà
del male, te lo giuro. -
Lo fece sedere sul sedile dell'auto e si affrettò a mettere in moto,
ansiosa di portarlo a casa. Non era esattamente la cosa più sensata da
fare, avrebbe dovuto portarlo in ospedale, ma lo sguardo che vedeva
nei suoi occhi le faceva capire che più di tutto Giles aveva bisogno
di tranquillità e riposo.

Jenny Calendar bagnò l'asciugamano nell'acqua fredda e tornò da
Giles: l'Osservatore era ancora immobile sul divano dove lo aveva
lasciato pochi minuti prima e sembrava stordito. La ragazza sedette
sul divano lasciando che l'inglese appoggiasse la testa sulle sue
gambe e gli passò l'asciugamano bagnato sul viso, cancellando le
tracce di sangue, di terra e il velo di sudore freddo che ricopriva la
pelle dell'Osservatore.
Giles aprì gli occhi a guardarla, svegliato da quel tocco fresco e lei
gli sorrise con dolcezza.
- Come ti senti, Rupert? -
- Mi sento gelare... - Rispose a fatica Giles e Jenny allungò una mano
a prendere la coperta appoggiata sullo schienale del divano.
- Va meglio? Ti ho preparato del the caldo, te la senti di berlo? -
Giles la guardò con aria sofferente e lei lo abbracciò tenendolo
stretto e iniziando a massaggiargli delicatamente lo stomaco.
- Ti farà bene. - Gli disse porgendogli la tazza e aiutandolo a
sorseggiare il liquido zuccherato. - Qualsiasi cosa sia successa,
passerà, Rupert. -
Giles si lasciò sfuggire un verso a metà tra un singhiozzo e un
sospiro e appoggiò la testa nell'incavo della spalla di lei,
respirando il profumo dolce della pelle del suo collo.
Il calore che Jenny riusciva a trasmettergli lo faceva sentire un po'
meglio, gli dava l'impressione che lei avrebbe capito il suo dolore
e che era pronta a condividerlo con lui e l'abbraccio della ragazza
era allo stesso tempo un sostegno e un rifugio sicuro. Tra le sue
braccia, il dolore che il suo corpo rifiutava di accettare, si fece
strada nel suo animo e Giles ebbe l'impressione che qualcosa si stesse
sciogliendo dentro di lui.
Si aggrappò a Jenny quasi disperatamente e scoppiò a piangere. Non
avrebbe mostrato quelle lacrime a nessun altro, ma intuiva che a lei
poteva mostrare il suo dolore.
La ragazza lo tenne stretto, carezzandogli i capelli delicatamente
finchè non lo sentì rilassarsi contro il suo corpo.
- Si tratta di Buffy, vero? -
Giles annuì senza parlare.
- E' morta? -
L'Osservatore annuì di nuovo e quando parlò, la voce gli tremava.
- E' morta. Peggio che morta. E' diventata un vampiro... -
Jenny sospirò tristemente. Quando aveva capito quanto fosse sconvolto
Giles, aveva immaginato che Buffy fosse morta, ma non aveva pensato a
quell'eventualità.
- E' orribile... Mi dispiace tanto, Rupert. -
Si chinò per baciarlo sui capelli, ma lui sollevò il viso a sfiorare
le sue labbra in un bacio tenero e disperato.
- Non ho potuto salvarla, - mormorò Giles, le labbra ancora premute su
quelle di lei - non ho potuto fare nulla per evitarlo... Hai ragione,
è orribile, e la cosa più orribile è che devo... -
Si fermò, incapace di continuare e Jenny gli asciugò le lacrime con
tanti piccoli baci delicati.
- Non dirlo...ho capito. -
- Ma come posso farlo?! Buffy è... era la mia Cacciatrice. -
- Buffy è morta, Rupert. Quella non è Buffy. - Gli passò di nuovo
l'asciugamano bagnato sul viso e gli sfiorò i lividi con un dito. - E'
stata lei a farti questi? -
- Si. Voleva uccidermi... E io continuavo a lottare, ma sapevo che se
mi fossi fermato anche solo un attimo a pensare sarei morto... E non
l'ho fatto solo per te, Jenny. Senza di te sarei perduto. -
La ragazza lo baciò di nuovo e lo fece stendere sul divano. Era
esausto e ferito, anche se sfogarsi lo aveva aiutato un po', e aveva
bisogno di dormire.
Rimase accanto a lui, carezzandogli i capelli delicatamente, finchè il
respiro dell'Osservatore non divenne regolare.
Quando fu certa che fosse profondamente addormentato, lo coprì con
un'altra coperta, gli baciò la fronte stando attenta a non svegliarlo
ed uscì di casa.

Quando tornò, Giles dormiva ancora, ma si svegliò nel sentire chiudere
la porta.
- Jenny? -
- Sono qui. - Disse lei chinandosi a baciarlo. - Come ti senti? Ti fa
ancora male lo stomaco? -
- No, non come prima. - Disse l'Osservatore cercando di alzarsi in
piedi.
- Ehi, dove credi di andare? -
Giles la guardò addolorato.
- Devo farlo, Jenny. Non posso lasciarla in quelle condizioni, Buffy
non lo avrebbe voluto. - Disse scoppiando nuovamente in lacrime.
La ragazza lo tenne stretto e gli premette un dito sulle labbra.
- Piangi pure per lei, Rupert, ma non devi fare nulla. Non ce n'è più
bisogno. - Sussurrò mostrandogli il paletto che teneva in mano.
Giles la guardò, quasi spaventato.
- Tu? -
Jenny annuì.
- Sei impazzita? Poteva ucciderti! Cosa... cosa avrei fatto se avessi
perso anche te?! -
- E' tutto finito, Rupert, sto bene. Quando ho trovato la cripta in
cui si era rifugiata, stava dormendo. Credo che non se ne sia nemmeno
accorta. Ora riposa in pace. -
- Ma perchè lo hai fatto? Hai corso un rischio enorme! -
Jenny lo baciò dolcemente.
- Se lo avessi fatto tu, non te lo saresti mai perdonato. Ti saresti
convinto che era la cosa giusta da fare, ma il rimorso ti avrebbe
consumato. Lo so, conosco il tuo cuore. -
Giles pianse ancora a lungo tra le sue braccia, grato per il conforto
e il calore che solo Jenny era in grado di dargli, e mentre era lì,
stretto a lei, si rese conto di una cosa: dopo la morte di Buffy,
non avrebbe più potuto essere un Osservatore. Ormai non c'era più
nulla che lo legasse a Sunnydale, a quel posto infernale che riusciva
a succhiare la vita e inaridiva l'anima di chi ci abitava. Mentre
baciava di nuovo Jenny, decise che l'avrebbe portata via di lì e che
le avrebbe chiesto di iniziare una nuova vita insieme, lontani da quel
posto maledetto.
Come ebbe preso quella decisione, il peso che gli opprimeva il cuore
sembrò diventare più leggero. Si, quella era davvero la cosa giusta da
fare.

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